L’azienda Casa Caterina è a conduzione biodinamica, in tutto 12 ettari, e produce 20.000 bottiglie. La cosa sorprendente è che nonostante si sia in Franciacorta, e che producano bollicine, i Del Bono hanno rinunciato alla D.O.C.G. e a tutti vantaggi che ne conseguono. Coltivano decine di vitigni, e fanno produzioni da mille bottiglie. I vini, a dosaggio zero, hanno una lunghissima maturazione sui lieviti; per i Del Bono il fattore tempo è fondamentale.Le bottiglie vanno a ruba, nonostante non vengano via a poco.
In azienda non c’è niente di glamour, è tutto molto rustico, ma i vini hanno forza e sentimenti, e uno dei crucci di Aurelio è che siano troppo pochi per soddisfare tutti, e quando lo dice sembra davvero dispiaciuto.
Casa Caterina propone vini leggendari, biodinamici di nome e di fatto. Risultato perfetto dell’unione tra terra e cielo in quel meandro bresciano. Fece scalpore la decisione di Aurelio di uscire dal disciplinare Franciacorta per produrre i vini che piacevano a lui e sperimentare tipologie non ammesse. Adesso, le strade sono divise, lontane, e Casa Caterina raccoglie i frutti di una scelta controcorrente, limpida. 12 ettari ad alta intensità, ma a bassissima resa per pianta: uno dei segreti dell’azienda che porta il nome della madre di questi baldi fratelli.
Vini ribelli
L’avventura è iniziata nel 1984. Già il padre dei fratelli Del Bono, da anni, smerciava vini ancestrali, schietti, diversi dal gusto comune, ma è davvero dal momento in cui Aurelio torna dalla Francia, innamorato di lavorazioni eccelse che cambia la storia.
Nel 94-95 abbandonano il disciplinare perché troppo lontano dalla loro idea di fare vino. L’ovvio declassamento iniziale ha portato almeno fino al 2002 a vivere anni difficili. La gente rimaneva impressionata ma non capiva.
Il vino deve avere il sapore della propria terra e ce la devi sentire dentro. La potatura, poi, è l’attività più importante e cruciale per trasformare un grappolo in una bottiglia. Mai cambiare il senso della tipologia. No totale al diserbo. Casa Caterina abbiamo messo 30 anni a fare vino naturale.
Il vino naturale, per Aurelio, è il vignaiolo stesso. La sua idea e la cura ad ogni minimo dettaglio. Fondamentale è la vinificazione separata delle diverse tipologie poi utilizzate per il prodotto finale. Per quanto concerne l’uso di basse solforose (non aggiunte), è una scelta naturale. Non è la solforosa che protegge il vino. Il vino deve maturare nella propria cantina, nella propria terra. Non avrà timore del tempo, anzi. E’ il suo segreto.