L’attività dell’Azienda Agricola Maciocca inizia nel 1945 con il nonno Giuseppe Macciocca che decise di acquistare nuovi terreni da dedicare alla viticoltura. Costruì poco dopo la cantina e si dedicò al commercio del vino per tutta la sua vita. Dal 1969 l’azienda passa avanti alla nonna Elvira Graziani che curò il vigneto con dedizione e gioia fino a 1993. Da allora il padre di Mario Macciocca, Franco e la zia Alessandra, mantennero viva l’attività, nonostante non fosse la loro principale fonte di reddito, con attenzione e cura a tutto il lavoro fatto dai loro genitori.

Qualche anno fa, Mario decide di dedicare la sua vita alla viticoltura, dando nuova vita all’azienda. Con l’aiuto del padre, della zia e di Antonio, ristruttura il vigneto e la cantina creando nuovi vini tutti dedicati alle vecchie generazioni.

IL DESIDERIO

L’azienda vuole dedicare il tempo della propria esistenza al lavoro consapevole e rispettoso della terra, lavorandola, prendendo solo quello che nella sua gentilezza e imprevedibilità ci dona. Ogni vigna ha la sue specificità, dalla giacitura al clima, dal suolo ad ogni singolo soffio di vento. Dalla mano che la lavora al valore di ogni singolo gesto, tutto ne determina alla fine il suo carattere e la sua indole. Il vino che conserva e tramanda il sapore delle uve con cui è stato fatto rappresenta la “storia culturale ” del luogo dove le viti sono cresciute.  In ogni momento dell’attività sul campo la prima regola è: non distruggere gli equilibri simbiotici che regolano il rapporto pianta/terreno/ambiente. Per questo motivo non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi, preferendo leggere e puntuali lavorazioni meccaniche a cui si associano concimazioni naturali a basse quantità di rame e zolfo.

I vigneti dell’Agricola Macciocca sono situati nel comune di Piglio (FR). Questo piccolo paese si trova in una zona specifica del Lazio denominata Ciociaria. Siamo alle pendici dei monti Simbruini, in terreni di origine vulcanica mista a lingue carsiche. Qui i vitigni incontrano in un microclima che incrocia i venti delle montagne con le brezze del mar Tirreno.

VITIGNI NATIVI

Il vitigno Cesanese di Affile dovrebbe il suo nome alla parola latina Casae, letteralmente “luogo dagli alberi tagliati” perché coltivato da coloni romani su colline dove prima vi erano boschi. Esistono due distinti vitigni chiamati Cesanese, entrambi estesamente coltivati nel Lazio e nella zona dei Castelli Romani: Il Cesanese di Affile e quello Comune. La viticoltura e in particolare la varietà Cesanese di Affile, fu oggetto di gelosa cura da parte del popolo di Affile che negli Statuti Municipali stabilì “pene severissime a chi avesse avuto l’ardire di arrecare danno alle vigne”.

Il vitigno Passerina del Frusinate il cui nome pare derivi dai passeri ghiotti della polpa particolarmente dolce degli acini, è coltivato nelle zone di Piglio e di Paliano ma è pressochè assente nel resto del Lazio.

Il vitigno Nostrano ha attualmente ancora origini ignote. La sua esistenza è documentata a partire dal XIX secolo negli atti della giunta per la “Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola”. In questi documenti il Nostrano è riportato nei comuni di Acuto e di Piglio come “Cesanese nostrale” e nel comune di Anticoli di Campagna (l’odienra Fiuggi) come “Uva nera nostrale” per distinguerlo dal Cesanese di Affile.

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