LA PRIMA VENDEMMIA
Il 1982 fu l’anno della vendemmia zero, quella che produsse il San Leonardo come lo conosciamo oggi. In azienda arrivarono le prime barriques e in cantina si lavorò non più sulla base di uvaggi definiti in vigna ma sull’assemblaggio dei vini deciso dopo mesi di maturazione in legno.
A partire proprio da quell’anno il San Leonardo si impose con decisione tra i nomi di riferimento dell’enologia italiana. Tutto ciò è stato il risultato della determinata convinzione di Carlo Guerrieri Gonzaga che la sua terra avesse caratteristiche così particolari da poter percorrere la strada dell’eccellenza viticola. Il trisnonno importò il Carmenère (vitigno simile al Merlot, ma con sostanziali differenze ampelografiche) dalla Francia alla fine del 1800. Già a quell’epoca l’azienda ha iniziato a “sondare” i vitigni internazionali.
LA FAMIGLIA
L’anima di San Leonardo è legata a doppio filo alla famiglia Guerrieri Gonzaga, viticoltori a San Leonardo sin dal XVIII secolo, che si inseriscono nell’affascinante vicenda plurisecolare della tenuta. La lunga tradizione familiare riecheggia in ogni angolo dell’azienda. Una prima riorganizzazione della tenuta avviene tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento grazie al padre del Marchese Carlo, appassionato di enologia. Ma è proprio Carlo il primo vero enologo della famiglia, appassionato di grandi vini da cinquant’anni dedica a San Leonardo la quasi totalità delle sue attenzioni e del suo tempo. Ha trasmesso passione e amore per la vite e il vino anche al figlio Anselmo che oggi amministra l’azienda ascoltando in ogni scelta sempre il cuore che batte per questa tenuta amata da tutta la famiglia.
TERROIR
La superficie della tenuta ricopre in tutto 300 ettari. A partire da un’altitudine attorno ai 150 metri s.l.m. si trovano i 30 ettari di vigneto a bacca rossa. Su terreni ricchi di ciottoli, che furono il letto di una diramazione dell’Adige, sono state piantate le vigne del Merlot mentre è prevalentemente un suolo sabbioso quello che accoglie il Cabernet Sauvignon e le antiche vigne di Carmenère. Tutti terreni a bassa fertilità e ben drenati da cui nascono uve che una volta divenute vino garantiscono una quantità di antociani davvero inusuale, non solo per il Trentino. Nel 2015 San Leonardo inizia il percorso di conversione all’agricoltura biologica che si è concluso con successo alla fine del 2018 ottenendo la certificazione.
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